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Attività Editoriale >>> Valutazione del rischio di estinzione dei PAT delle Marche

 

Valutazione del rischio di estinzione dei prodotti agroalimentari tradizionali delle Marche

di Sergio Salvi

Treia, Accademia Georgica, 2016

(Pollenza, Tipografia S. Giuseppe)

95 p.; ill. ; 24 cm

L’economia agricola italiana sul finire del XIX secolo si presentava come un sistema costellato di realtà economiche, sociali e produttive. Le tecniche e le produzioni differivano decisamente sia per le varie condizioni ambientali che sociologiche legate in particolare alla storia, alla tradizione a rapporti economico e sociale: un mondo agricolo rappresentato da una miriade di prodotti diversi. Anche per l’Accademia Georgica di Treia questo secolo è stato tra i periodi più fecondi, difatti la scia della corrente di pensiero illuminista, che generò lo scardinamento delle secolari gerarchie nella sfera politica, sociale, economica e scientifica, indusse la preesistente istituzione letteraria treiese a mutare il suo impegno verso il campo scientifico dell’agricoltura.
 
Oggi che l’economia agricola è inserita in un mondo industrializzato dove il confronto non è più il mercato locale o nazionale ma europeo e mondiale, il prodotto tipico, frutto di particolari tradizioni, legato a luoghi di produzione con caratteristiche del tutto peculiari a maggior ragione deve sopravvivere.
E’ nata così l’esigenza di varare un progetto di ricerca orientato alla valutazione del rischio di estinzione dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali delle Marche: promosso dall’Accademia Georgica, con il sostegno della Camera di Commercio di Macerata, lo studio è stato affidato al dott. Sergio Salvi – biologo, ricercatore e cultore di storia dell'agroalimentare – al fine di tutelare quel patrimonio tradizionale locale che questo particolare momento di globalizzazione alimentare mina anche nelle conoscenze delle giovani generazioni.
 
Secondo la XV revisione (anno 2015) dell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali, redatto ed aggiornato periodicamente dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, nelle Marche risultano censiti 151 prodotti agroalimentari tradizionali (non-DOP, non-IGP) che includono varietà vegetali, razze animali e prodotti trasformati.
Si tratta di prodotti sui quali regna complessivamente un alone d’incertezza riguardo il loro stato di “salute esistenziale”, che non può essere dedotto in automatico dal semplice aggiornamento periodico di un elenco nominativo. In altre parole, è necessario che accanto all’aggiornamento dell’elenco debbano essere periodicamente monitorate anche le condizioni agrobiologiche, produttive, economiche e culturali in cui versano i prodotti in questione, al fine di porre in evidenza eventuali criticità che possano compromettere la sopravvivenza, soprattutto nel breve termine, dei singoli prodotti nei rispettivi territori di appartenenza e diffusione.
Lo spunto per la realizzazione di questo studio trae origine da alcune considerazioni espresse nell’ambito di una precedente ricerca del Dott. Sergio Salvi sulle origini storico-geografiche e genetiche della varietà tradizionale di frumento “Rieti”, ricerca che ha inaspettatamente consentito di fare alcune interessanti considerazioni relativamente alla nascita del moderno concetto di prodotto tipico databile alla metà del Settecento.
L’attuale concetto di prodotto tipico verte principalmente sulla soddisfazione di tre requisiti o fattori che un prodotto agroalimentare deve possedere per essere considerato tale: il fattore “genetico-biologico” (che include le peculiarità fisiologiche e nutrizionali del prodotto), il fattore “fisico-ambientale” (che tiene conto delle caratteristiche del territorio di origine) e il fattore “antropico-tradizionale” (inerente le conoscenze legate alla produzione e l’annessa cultura sensu lato).
In aggiunta a questi tre fattori, le considerazioni sviluppate sulle origini del frumento tradizionale “Rieti” hanno permesso di proporre un quarto fattore, definito “economico-commerciale”, che il prodotto tipico dovrebbe soddisfare soprattutto per poter continuare ad essere sé stesso. In altre parole, un prodotto tipico persiste e conserva la sua identità se ha anche un’affermazione commerciale.
Generalizzando queste considerazioni ed estendendole a tutti i prodotti agroalimentari tradizionali – quindi non solo alle varietà vegetali e alle razze animali, ma anche ai prodotti trasformati – è nata l’idea di effettuare una valutazione del rischio di estinzione nella categoria dei PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) riferibili alla Regione Marche.
La valutazione della stabilità esistenziale dei prodotti agroalimentari tradizionali effettuata nello studio può essere riassunta mediante l’assegnazione di un punteggio per ciascun prodotto dipendente dal grado di soddisfazione del requisito-base di tipicità. L’assegnazione dei punteggi permette, quindi, di elaborare una sorta di “graduatoria” della stabilità esistenziale dei prodotti esaminati, con ai primi posti i prodotti più stabili in termini di possesso dei requisiti di tipicità e di affermazione commerciale e, agli ultimi posti, i prodotti meno stabili e, di conseguenza, a maggiore rischio di estinzione.
Tale classificazione dovrebbe permettere di approfondire aspetti quali la perdita di biodiversità e l’impoverimento economico e culturale del territorio di appartenenza per i prodotti che si rivelino a rischio di estinzione: l’elaborazione e l’attuazione di progetti di recupero e valorizzazione dei prodotti che risultano maggiormente esposti a rischio di estinzione costituisce l’obiettivo a medio/lungo termine che lo studio intende perseguire.
 
A conclusione del progetto di ricerca l’Accademia ha edito un volume con i risultati dello studio che sarà distribuito gratuitamente, grazie anche al contributo di aziende e operatori vicini al settore quali la Banca di Filottrano, la CNA – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa – di Macerata, la Copagri – Confederazione Produttori Agricoli – delle Marche e l’Azienda Agricola Si.Gi. di Macerata.

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