Accademia Georgica Treia

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L'Accademia e la Città di Treia

Il Patrimonio Archeologico

 

La collezione archeologica dei Conti Teloni custodita dall'Accademia Georgica

Tra i compiti essenziali dell’Accademia Georgica rientrano, fin dalla sua origine, la custodia e la valorizzazione del patrimonio storico-documentario, entro cui quello archeologico occupa un posto di primo piano. Largamente probante, a tal proposito, gli interessi specifici coltivati da Fortunato Benigni che sullo scorcio del Settecento riuscì a individuare il sito della antico municipium di Trea e ad avviare gli scavi. Quando dunque il Comune di Treia ebbe in lascito la presente collezione Teloni, è sembrato naturale all’Accademia Georgica garantirne la custodia, seguendo una linea di coerenza e di continuità con la propria tradizione. Gli importanti reperti, che vanno dalla preistoria alla tarda età romana, sono stati opportunamente sistemati in apposite teche, allocate in locali idonei e muniti di tutti gli impianti tecnologici conformi alla sicurezza di questa collezione come del più generale patrimonio bibliografico e archivistico presente nella Palazzina Valadier.

Un ulteriore passo avanti viene compiuto ora con il progetto “IRPAG”, elaborato dall’accademico Dr. Ing. Massimo Rogante, Componente Italiano del Comitato Scientifico del Reattore Nucleare di Budapest, in stretta collaborazione col Prof. László Rosta, Direttore Scientifico dell’Istituto di Ricerca per la Fisica dello Stato Solido presso il Reattore Nucleare di Budapest e Direttore Scientifico del Progetto Ungherese per la Sorgente Europea a Spallazione, nostro socio onorario. Il compito è quello di investigare mediante spettroscopia gamma indotta da neutroni, diffrazione neutronica a tempo di volo ed emissione di raggi-X indotta da protoni, alcuni dei reperti archeologici metallici piceni e romani della collezione in oggetto, allo scopo di apportare un nuovo contributo scientifico, utile a fa luce sul contesto di provenienza dei reperti stessi.

Con questa iniziativa l’Accademia prosegue nel percorso di studio al riguardo avviato, grazie alla competente collaborazione della dott.ssa Emanuela Stortoni, attorno alla metà degli anni Novanta e si avvia verso una sistemazione definitiva della collezione che certamente contribuirà a metterne in luce la rilevanza e le peculiarità.

 

La collezione di reperti archeologici, conservata sin dal 1972 presso l'Accademia Georgica, è stata costituita tra gli ultimi decenni del XVIII secolo e gli inizi del XIX ad opera dei Conti Teloni, antica ed illustre famiglia treiese.

La collezione, donata alla Città di Treia nel 1990 dal Comm. Rolando Sensini, e custodita dall’Accademia Georgica, è stata dichiarata d’interesse archeologico particolarmente importante con Decreto del Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche n. 169 del 6/8/2012.

Preludio a questo riconoscimento sono state le operazioni di censimento e inventariazione che sono state avviate dalla Dott.ssa Emanuela Stortoni, esperta archeologa, negli anni 1998/1999. Nel 2012 la collezione è stata oggetto di una ulteriore e definitiva catalogazione, anche fotografica, al fine della definitiva sistemazione della pratica amministrativa.

 

La raccolta consiste di n. 517 pezzi, per lo più frammentari, di provenienza ignota, inquadrabili in un ampio arco cronologico che va dalla preistoria all’epoca tardoromana. Essi appartengono a diverse categorie di materiali: oggetti votivi n. 352, pezzi di vasellame fittile o metallico n. 71, armi ed utensili n. 34, frammenti di materiale edilizio n. 28, monili n. 25 e lucerne n. 5. A questi si aggiungono altri due oggetti fittili, il gruppetto delle tre Grazie e la statuetta maschile frammentaria, che caratteristiche tecniche ed iconografiche fanno ritenere non autentici e databili ad un età più recente.

La classe di oggetti maggiormente documentata nella raccolta è quella dei votivi, tra i quali si annoverano moltissime statuette fittili a figura muliebre o virile, appartenenti a diversi tipi iconografici, un gruppetto di ex voto anatomici in terracotta (genitali femminili, braccia, piedi e gambe); un nucleo di vasi miniaturistici, alcuni d'impasto, di rozza fattura e di diversa foggia (ciotole, pocula, piattelli, brocche, tazzette monoansate) altri di argilla depurata, realizzati con maggiore accuratezza e diversa forma (coppe, kantharoi, oinochoai); una tavoletta poliviscerale fittile recante a rilievo un utero, un cuore, una cistifellea ed altri elementi anatomici non riconoscibili.

La seconda categoria di materiali è quella del vasellame, fittile e metallico.

Della ceramica si conservano per lo più frammenti di orli, pareti, fondi, anse pertinenti a varie forme della produzione in bucchero, in vernice nera, in vernice rossa, in sigillata italica, oltre a pezzi di ceramica comune e anforacei. Pochi i vasi conservati ancora integri, di cui la maggior parte attribuibili alle comuni forme della ceramica a vemice nera e di quella acroma (ciotole, piattelli). Degni di nota sono solamente tre esemplari: un’olla stamnoide a figure nere recante sui lati A e B una scena con Ercole in corsa verso destra, affrontato da un cigno, gradiente a sinistra; un'oinochoe con bocca a cartoccio, a figure rosse, decorata sulla fronte da una testa femminile di profilo verso sinistra; un'anfora dal corpo ovoide, a figure rosse, avente sul lato A una scena con Arianna ed il Minotauro e sul lato B una figura maschile accovacciata.

Il vasellame metallico, in bronzo laminato, annovera un'oinochoe con becco a cartoccio, un’olla con decorazione applicata a placche, un bacile con bugnette a sbalzo.

Del terzo gruppo, pochissime sono le armi, un pugnale ed una punta di freccia in bronzo, una cuspide di lancia in ferro. Più numerosi sono gli utensili per usi vari: pesi di telaio troncopiramidali o a disco, rocchetti, fuseruole, tutti fittili, e aghi in bronzo per la tessitura; cucchiaini e forchettine di bronzo per la cucina; ami di bronzo per la pesca. Chiude il gruppo degli utensili un piccolo lotto di manufatti in selce di epoca preistorica.

Scarso il materiale edilizio: alcuni mattoncini di argilla di forma esagonale, un piccolo lembo di mosaico a tasselli quadrangolari bianchi, un frammento di antefissa a palmetta, tasselli quadrangolari di marmi diversi, forse ricamati da lastre più grandi.

Del gruppo dei monili ricordiamo le fibule in ferro con arco a sanguisuga e quelle in bronzo, ad arco serpeggiante o ad arco ingrossato; i pendagli in bronzo ad anello singolo, a triangolo, a forma di mano o di pesce; gli anelli digitali a lamina d'oro con dextrarum iunctio alla sommità e in bronzo con piastra quadrangolare.

Alle lucerne, infine, appartengono gli esemplari fittili tipo «Firmalampen» a canale aperto con bollo e tipo «Vogelkopflampen» a disco ribassato a cuore, ansa verticale semicircolare forata al centro e becco ad incudine; in bronzo è l'interessante lucerna polilicne a sei becchi ad ogiva, di cui tre decorati con protomi di sileno.

 

Scopri di più sul progetto IRPAG-CHARISMA

 

 

Bacinetto da armigero del Medioevo

La natura di questo reperto metallico non è ancora chiara: molto probabilemente si tratta di un medievale bacinetto da armigero (elmo) risalente probabilmente al XIV sec.

Questo reperto archeologico è stato trovato da un boy-scout nel bosco sottostante ai ruderi del Castello di Monte Acuto (La Roccaccia) nei pressi di San Lorenzo di Treia durante un campo scout estivo nell'agosto del 1971.

L'oggetto è stato donato al Comune di Treia dal Commissariato Provinciale A.S.C.I di Macerata ed è tutt'ora esposto presso la Sala delle Pergamene dell'Accademia Georgica.

Nel corso dell'anno 2013 l'Accademia ha incaricato degli esperti del settore al fine di svolgere una expertise scientifica su tale reperto metallico al fine di approfondire e chiarirne definitivamente la natura.

 

 

Galleria fotografica